Brano: [...] sono, senza dubbio, le ingenuità e le contraddizioni, dovute sia alla giovane età dell'autore, sia soprattutto al carattere frammentario e, per certi versi, approssimativo della sua formazione culturale, priva di studi regolari in campo filosofico; tuttavia, dal loro esame e sulla base di alcuni riferimenti autobiografici dello stesso Amendola, possiamo individuare certi suoi primi punti di riferimento nel mondo della politica come in quello della cultura. Ne emerge un singolare intreccio di posizioni vagamente positivistiche e socialistiche con suggestioni mistiche e spiritualistiche; analogamente le poche osservazioni autobiografiche amendoliane riguardanti quegli anni serbano il ricordo di ambienti, situazioni ed uomini apparentemente lontani e diversi. In alcune, infatti, egli rievoca gli ambienti ed i gruppi di nuova religiosità che nacquero nella Roma degli anni '90, quei « circoli modernizzanti », noncuranti dell'ortodossia, privi di direzione ecclesiastica, fautori di un « grande irenismo verso posizioni religiose non necessariamente c[...]
[...]i un « grande irenismo verso posizioni religiose non necessariamente confessionalistiche » e di un impegno diretto nelle questioni sociali e nelle iniziative umanitarie, di cui ha parlato anche recentemente il Bedeschi 2. Nel 1909 Giovanni Amendola, ricordando che « fra il '90 ed il '900 accanto alla corrente dell'indifferenza ufficiale, sorsero in Italia vari centri di esperienza religiosa », esprimerà la convinzione che ad essi « lo storico della cultura italiana di quel periodo dovrà dare molto maggior importanza che non alle manifestazioni di quella scienza accademica, della filosofia ufficiale e della letteratura che trovò fortuna presso il grande pubblico »3. Piú precisamente due anni dopo, rievo
1 Per un'efficace sintesi della storia de « La Capitale » è da vedere l'ottimo repertorio di V. O. MAJOLO MOLINARI, La stampa periodica romana dell'800, Roma, Istituto di Studi Romani, 1963, I, pp. 189191. Su Edoardo Arbib, allora direttore del quotidiano, cfr. G. DI PEJO, Edoardo Arbib, in Dizionario biografico degli italiani, ad nomen.
2 LORE[...]
[...]0, n. 2, pp. 189215. Bedeschi si riferisce soprattutto ai gruppi che si riunivano nel mezzanino di via Arenula di Antonietta Giacomelli e successivamente in casa Molajoni in Piazza Rondanini. Sulle inquietudini religiose dell'ultimo decennio dell'800 e su questi ambienti, cfr. anche PIETRO SCOPPOLA, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna, Il Mulino, 1961, pp. 88 e ss.
3 Recensione a Uomini ed eroi di ALESSANDRO GHIGNONI, « La Cultura contemporanea », ottobre 1909, n. 10, p. 165.
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cando post mortem Antonio Fogazzaro, affermava di non poterne dissociare la figura
da un ambiente di moralità religiosa e di azione benefica che fiori qua e là in Italia, ma che io ricordo un po' solo a Roma, negli anni dopo il '95 — ambiente che s'era formato intorno ad uomini come Guglielmo (sic) Salvadori, don Brizio Casciola, Raffaele Salustri, ed altri. Sul fondo, discretamente calcato dal cristianesimo, si avvicendavano e si incontravano in esso influssi assai diversi — da quello di Leone Tolstoi a quello di Paul D[...]
[...]i fu in rapporti amichevoli con uomini che erano stati legati a quegli ambienti, come Arnaldo Cervesato, e la stessa futura simpatia per il movimento modernistico, che scaturí in Italia da questo milieu mistico e sincretistico di fine secolo, induce a credere che Amendola risenti di queste influenze nella sua prima giovinezza, influenze che contribuirono a renderlo sensibile alle varie manifestazioni dello « spirito nuovo », che ormai alitava nella cultura europea, ai vari sintomi di risorgente sentimento religioso che ormai apparivano anche in Italia.
In un'altra testimonianza autobiografica del 1911, Amendola a grandi pennellate rievoca un altro clima culturale, un altro sfondo politico nel quale parimenti si mosse nella sua adolescenza e che derivava soprattutto dall'eredità paterna. In tale memoria grandeggia la figura di Francesco Crispi:
Il nome di Crispi noi lo rievochiamo con le immagini della nostra infanzia. In me è associato, da principio, con un altro nome: quello di Giordano Bruno. Nel ricordo infantile li ponevo sullo stesso pia[...]
[...]ntiene i germi ». Questa « scienza dell'avvenire » sarà quella che avrà compreso la lezione che scaturisce dalla crisi del positivismo: essa dovrà rinunziare alla propria pretesa di monopolio dogmatico del sapere, al suo sorriso di sufficienza, che spesso diventa scherno, per tutta una serie di fenomeni che non riesce a spiegare. Tuttavia Amendola è anche molto lontano dalle posizioni antiscientifiche che stavano emergendo in alcuni esponenti della cultura europea: per lui la « bancarotta della scienza » di cui parlava Brunetière, è una frase che « ha fatto fortuna, ma non per questo è diventata meno antipatica e antimoderna »: il problema del rapporto fra la conoscenza razionale e la religiosità mistica sarà uno dei rovelli di tutto il pensiero di Amendola. Il giovane giornalista de « La Capitale » vive insomma un dissidio, che, con dimensioni incomparabilmente maggiori, comincia a travagliare la coscienza europea: l'abbandono dello scientismo positivistico, la riscoperta, spesso emergente dal seno del positivismo migliore, dei valori dell'inc[...]
[...]ali, dell'India in particolare, si interessò alle ricerche che il von Schrön svolgeva sulla vita dei cristalli, iniziò un intenso lavoro di apostolato che lo portò, come conferenziere, nelle logge teosofiche di mezza Italia. Ma i fantasmi della teosofia ortodossa non potevano accontentarlo
a lungo: in un saggio datato 10 gennaio 1902 ed apparso su « Teosofia », le sue inquietudini ed insoddisfazioni cominciavano già chiaramente ad affiorare 12
La cultura contemporanea gli appare afflitta da due piaghe apparentemente opposte, ma sotto sotto, complementari: il dilettantismo, cioè « il voler riempire di cose serie vite poco serie », l'abbandonarsi alle mode intellettuali, ai capricci del momento, ed il tecnicismo, ossia « il limitare la propria attenzione al piccolo, all'inutile, al transitorio, quando le grandi cose incombono e i problemi urgenti
iz Dilettantismo e tecnicismo, in « Teosofia », iv, n. 12, gennaiofebbraio 1902, pp. 1725.
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del pensiero e della morale richiedono tutta la nostra energia... per affrontarli c[...]
[...] armonica dell'universo. Tutta questa costruzione presuppone chiaramente un deciso antiintellettualismo, la convin zione, cioè, dell'« impotenza dell'intelletto ad illuminarci sui grandi problemi della morale e della vita » e la consapevolezza che solo « l'intuizione si trova all'altezza dei problemi filosofici e religiosi ». Come si vede, la teosofia di Amendola attinge ai temi della polemica antipositivistica, che cominciavano a diffondersi nella cultura filosofica di quegli anni; ma per un altro verso è un frutto caduco del tardo positivismo, soprattutto nella pretesa di voler estendere i metodi ed i procedimenti della scienza sperimentale a campi che le sono necessariamente preclusi. Pur nella loro contraddittorietà, queste posizioni mostrano un inizio di approfondimento della moderna filosofia europea: l'intuizione a cui il giovane teosofo riconosce il primato ha manifestamente nell'intuizione schopenhaueriana la sua ispiratrice piú immediata. È proprio il filosofo di Parerga e Paralipomena, che influenza maggiormente l'Amendola di questi [...]
[...]volendo attribuire all'indagine psicologica non solo una finalità descrittiva e scientifica, ma soprattutto metafisica: essa poteva essere — a suo giudizio il trampolino per « dimostrare scientificamente l'invisibile », poteva condurre « alla spiegazione finale del vero luogo dell'umanità nell'universo » 15
13 GIOVANNI PAPINI, Franche spiegazioni (a proposito di rinascenza spirituale e di occultismo), « Leonardo », v, aprilegiugno 1907, ora in La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, vol. 1, « Leonardo » « Hermes » «Il Regno », Torino, Einaudi, 1960, p. 353.
14 Queste parole di William James sono riportate da Amendola nell'intervista Un colloquio con William James, «La Nuova Parola », Iv, n. 7, luglio 1905, p. 50.
15 GIOVANNI AMENDOLA, Il problema dell'anima nella vita moderna, ivi, Il, n. 3, marzo 1903, p. 209.
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Da molteplici ragioni scaturiva l'interesse di Amendola per Frederick Myers: lo psicologo anglosassone, che era stato fino alla morte presidente della Society f or psychical Research, aveva dat[...]
[...]cate ad Amendola teosofo, prima del recente fiorire di studi amendoliani, sono quelle, bellissime, di GIORGIO LEVI DELLA VIDA nel suo Fantasmi ritrovati, Venezia, Neri Pozza, 1966, p. 175 sgg. Infine, piú recentemente, ALFREDO CAPONE Si è accostato a questa materia e, avendo avuto la possibilità di attingere anche all'archivio della famiglia Amendola, ha potuto tracciare un profilo meno impreciso degli anni 18981905 nel libro Giovanni Amendola e la cultura italiana del Novecento (18991914), Roma, Ed. Elia, 1974. Interessanti precisazioni sono contenute anche in altri due saggi dello stesso CAPONE: Moderatismo e democrazia nel pensiero di Giovanni Amendola, nel volume collettaneo G. Amendola nel cinquantenario della morte 19261976, Roma, Fondazione Luigi Einaudi, pp. 93144, in particolare a p. 94, e Etica e politica in Giovanni Amendola, in G. Amendola, una battaglia per la democrazia. Atti del convegno di studi con il patrocinio della Regione EmiliaRomagna, Bologna, Forni ed., pp. 4160, in particolare 5960. Si muovono sostanzialmente sullo stes[...]